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Diritti umani in discussione in Burkina Faso.

Un recente report di Human Rights Watch, ripreso poi dal quotidiano La Repubblica, asserisce che la giunta militare del Burkina Faso stia utilizzando una legge d’emergenza contro i presunti dissidenti per reprimere il dissenso. Pare infatti che tra il 4 e il 5 novembre le forze di sicurezza abbiano inviato una notifica di reclutamento per le varie operazioni di sicurezza in corso in Burkina Faso, ad almeno una dozzina tra giornalisti, attivisti della società civile ed esponenti dell’opposizione. Fra di essi, Bassirou Badjo e Rasmane Zinaba, membri del gruppo della società civile Balai Citoyen; Daouda Diallo, eminente difensore dei diritti, segretario generale del Collettivo contro l’impunità e la stigmatizzazione delle comunità (Collectif contre l’Impunité et la Stigmatization des Communautés, CISC) e vincitore del Premio Martin Ennals 2022 per i difensori dei diritti umani; Gabin Korbéogo, presidente dell’Organizzazione della Gioventù Democratica del Burkina Faso (Organisation Démocratique de la Jeunesse du Burkina Faso, ODJ); e i giornalisti Issaka Lingani e Yacouba Ladji Bama. Viene riferito anche di un anestesista, Arouna Louré, il quale in seguito a un post su Facebook in cui criticava la risposta militare all’insurrezione islamista, è stato arruolato lo scorso 6 novembre e spedito nella provincia di Yatenga, una delle zone più pericolose a nord.

Va comunque specificato che, seppure il reclutamento sia, almeno in teoria, rivolto a tutti gli abili, conta molto anche la sede di assegnazione: essere di stanza nella capitale, ove il rischio è minimo, è totalmente diverso dall’essere assegnato alle zone più calde. A ciò aggiungiamo quanto riferitoci  dal nostro collaboratore in loco, con email dello scorso 16 novembre: anch’egli è stato arruolato ed ha il compito di pattugliare con altri uomini una zona al confine con una boscaglia nella regione Centro Ovest, ove spesso si rifugiano i terroristi. Ciò nonostante egli sia sindaco ed attivamente impiegato a lavorare con ONU, ed istituzioni locali e di nazioni vicine, oltre che con la nostra associazione per alcuni progetti ancora in fase di realizzazione.

Il presidente ad interim del Burkina Faso stringe la mano al dittatore russo Vladimir Putin [27/7/2023] Source http://en.kremlin.ru/.
Il presidente ad interim del Burkina Faso stringe la mano al dittatore russo Vladimir Putin [27/7/2023] Source http://en.kremlin.ru/.

In un contesto che vede circa il 40% del territorio in mano ai terroristi islamici, il governo ha promulgato una legge che consente il reclutamento forzato per la mobilitazione generale di tutti gli uomini abili a combattere contro i terroristi. Tale legge conferisce ampi poteri al presidente Traoré e prevede la confisca di beni, persone e limitazioni della libertà e dei diritti civili (come d’altronde si confà ad ogni dittatura che si rispetti). Le procedure di arruolamento, secondo l’associazione, prendono di mira selettivamente i personaggi scomodi; a conferma di ciò, lo scorso 6 novembre il Movimento Burkinabé per i diritti umani e dei popoli ha dichiarato pubblicamente che la mobilitazione generale “è stata specificamente progettata e adottata non per contribuire alla lotta contro il terrorismo, ma per reprimere le opinioni critiche”. Le testimonianza di alcuni attivisti raccolte da Human Rights Watch rivelano che i suddetti hanno rinunciato a criticare pubblicamente le coscrizioni per poter continuare col proprio lavoro: “Un difensore dei diritti umani è utile agli altri solo se è vivo e libero”, ha raccontato sconsolato un attivista che vive e opera nel Nord del Paese, con la promessa dell’anonimato.
In particolare viene contestato al governo che, sebbene abbia il potere di arruolare i membri della popolazione civile di età superiore ai 18 anni per la difesa nazionale, ci sono limiti che sono stati ampiamente oltrepassati da Traoré e dal suo esecutivo. Da La Repubblica:

Il coscritto, per esempio, dovrebbe essere adeguatamente informato sulla durata del servizio che gli viene imposto e dovrebbe essergli garantita la possibilità di contestare l’arruolamento stesso. Secondo il Patto internazionale sui diritti civili e politici, alcuni diritti possono essere limitati in uno stato di emergenza, mentre altri non possono essere sospesi in nessuna circostanza. Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’organismo di esperti indipendenti che monitora il rispetto da parte degli Stati del suddetto Patto, ha più volte ribadito che le restrizioni alla libertà di espressione non possono mai mettere a repentaglio il diritto stesso. Secondo la Carta africana dei diritti umani e dei popoli, non è consentita alcuna deroga ai diritti sanciti dalla Carta, tra cui quello di espressione, nemmeno durante un periodo di emergenza.

Come abbiamo già riferito in passato sulle pagine di questo sito, sin dal suo avvento al potere Traoré ha messo in chiaro che non tollera dissensi, critiche o semplicemente opinioni diverse dalla sua. Ne hanno da subito fatto le spese i giornalisti, in primis i due reporter dei quotidiani francesi Libération e Le Monde che denunciarono coi loro articoli le violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito, il quotidiano parigino Jeune Afrique, l’emittente radiofonica locale Radio Omega (vicenda ampiamente seguita anche dal quotidiano burkinabé Lefaso.net) e la stessa inviata dell’ONU, la dott.ssa Barbara Manzi.

 

Fonti: https://www.hrw.org/news/2023/11/08/burkina-faso-emergency-law-targets-dissidents, La Repubblica