Politiche di gestione dell’acqua in Burkina Faso
Come in molte nazioni africane, le problematiche relative alla gestione delle risorse idriche rivestono una vitale importanza anche per il Burkina Faso. Nonostante la presenza di un’ampia fascia arida, il territorio è attraversato da tre fiumi piuttosto importanti e presenta svariati specchi d’acqua. Tuttavia l’alternanza fra stagione delle piogge e stagione secca, la diversità dei terreni e la grande competizione per l’accesso ne impediscono uno sfruttamento ottimale. Sin dalla prima metà degli anni ’70, periodo di grave siccità, il governo nazionale si adoperò per porre rimedio a tale situazione. Tenendo in considerazione le differenze fra le diverse aree, centri urbani, semi-urbani e le zone rurali, si iniziò una massiccia opera infrastrutturale per fornire l’acqua ove necessario. Allo scopo furono ideati metodi differenti a seconda delle esigenze:
– Pompe a mobilità umana (PMH) installate su trivellazioni;– Sistemi semplificati per l’adduzione di acqua potabile (anche detti mini acquedotti semplificati, o AEPS – ALIMENTATION EN EAU POTABLE SIMPLIFIÉE) basati su una tecnologia a basso costo (fra questi si annoverano i mini acquedotti per l’acqua potabile e i punti acqua autonomi);
– Centri equipaggiati con sistemi classici per l’approvvigionamento di acqua potabile e punti acqua autonomi gestiti dall’Ufficio Nazionale per l’Acqua e il Risanamento (ONEA);
– Pozzi moderni (opere a grande diametro rafforzate da basamenti di cemento armato lungo tutta la loro profondità).
Furono così realizzati, sino all’agosto del 2000, 36.500 punti acqua (dati fonte governativa), che vengono gestiti dalle comunità locali.
Il progetto di realizzazione dei due AEPS, a Touka Bayel nel comune di Dori, e Nané nel comune di Diébougou, si inserisce all’interno della suddetta politica d’intervento.
Un punto molto importante riguarda la gestione degli impianti. Allo scopo di meglio comprendere il funzionamento della governance e delle problematiche a carattere strettamente politico – amministrativo con le quali ci si è dovuti confrontare per implementare i due impianti, è opportuno analizzare la piramide delle strutture amministrative, e delle relative competenze, che sovrintende alla gestione delle risorse idriche.
Lo Stato | Nel quadro del decentramento, lo Stato deve delegare le sue competenze alle collettività territoriali nell’ambito dell’alimentazione e dell’acqua potabile. In attesa dei decreti di applicazione, il prefetto (in rappresentanza dello Stato) trasferisce la responsabilità di gestione delle operazioni al comune. Gli Uffici Regionali Amministrativi per l’Agricoltura, le Risorse Idiriche e la Pesca (DRAHRH) dovranno ricoprire un ruolo chiave nell’attuazione della riforma a livello regionale, provinciale e dipartimentale: impulso alla riforma, organizzazione degli interventi di Informazione, di Formazione e di Comunicazione (IFC), supporto/consulenza ai comuni, coordinamento dei diversi interventi nel perimetro regionale. |
Il Comune | In quanto investito delle competenze di gestione, il comune è libero di gestire le infrastrutture idrauliche del proprio territorio o di delegare il compito a un soggetto pubblico o privato. Il suo ruolo implicherà: – la preparazione di un piano di sviluppo comunale; – la ricerca di finanziamenti esterni attraverso progetti, ONG e altri partner; – la gestione sostenibile del suo parco opere conformemente ai principi della Riforma, appoggiandosi alle associazioni di utenti dell’acqua costituite presso i villaggi e agli operatori privati con i quali stringe rapporti contrattuali. Per la gestione delle pompe a mobilità umana (PMH), il comune si appoggerà alle AUE: – il comune delegherà alle AUE la gestione del servizio acqua erogato attraverso le PMH; – il comune selezionerà in accordo con le AUE un operatore incaricato delle riparazioni che effettuerà un monitoraggio costante e renderà conto al comune; – il comune utilizzerà il pagamento ad esso versato dalle AUE per remunerare il soggetto incaricato del monitoraggio. Per la gestione degli AEPS, il comune si rivolgerà a un operatore privato o a un’associazione con cui stringerà un contratto di leasing. |
Le AUE | L’AUE è costituita a livello di ogni villaggio. Essa è associata dal comune a: – tutte le decisioni riguardanti la modifica del parco di infrastrutture del villaggio; – la selezione dell’operatore comunale incaricato della riparazione delle pompe. L’AUE riceve mandato dal comune di gestire le PMH e altre semplici opere nel quadro di una convenzione di delega del servizio pubblico acqua. Rispetto alla gestione delle opere: – l’AUE demanda ai Comitati dei Punti Acqua (CPE) o ad altre persone fisiche, dietro pagamento, lo sfruttamento delle opere; – versa i pagamenti ottenuti su un conto e gestisce questi fondi, destinati a coprire le spese di funzionamento, manutenzione e rinnovo delle pompe; – si rivolge all’operatore comunale designato per i lavori di riparazione delle pompe; – riguardo alla gestione degli AEPS, l’AUE controlla la qualità del servizio pubblico acqua sul suo territorio. Le AUE formano delle unioni a livello comunale. Tale struttura è in relazione con il comune per tutte le questioni relative all’approvvigionamento di acqua potabile. Le unioni potranno formare federazioni intercomunali. |
Gli operatori privati | I tipi di intervento che la riforma devolve agli operatori privati sono i seguenti: Per le PMH: – turni regolari di monitoraggio per conto del comune sullo stato del parco strutture; – consulenza ai responsabili tecnici dell’AUE sulle operazioni di manutenzione da realizzare; – riparazione dei guasti su richiesta delle AUE in base a un listino approvato dal comune. Per gli AEPS: – gestione degli AEPS delegata all’operatore; – sfruttamento del sistema da parte dell’operatore sotto il controllo dell’AUE; – manutenzione realizzata secondo i termini del contratto col comune; – pagamento versato al comune in base a una tariffa per metro cubo di prodotto e destinato al rinnovo e alla manutenzione. La scelta degli operatori privati è soggetta ad autorizzazione a livello nazionale o regionale per gli AEPS. Deve valorizzare gli operatori locali che sono attualmente poco organizzati. I bandi per la scelta degli operatori riguarderanno due tipi appalto: – appalti per comune o per gruppi di comuni riguardanti le PMH; – appalti per gruppi di comuni riguardanti gli AEPS, che tengano conto dei criteri di prossimità e/o di convenienza. |
[Nota: Le AUE sono composte da delegati dei diversi quartieri e rappresentativi della varietà professionale, sociale e culturale della popolazione. Esse dovranno rapportarsi agli altri organismi che esistono o saranno istituiti a livello di villaggio: i Consigli di Villaggio per lo Sviluppo (CVD) e le Commissioni di Villaggio per la gestione dei Terreni (CVGT). Le CVGT sono strutture pubbliche che, al contrario delle associazioni, non possono garantire la rappresentanza degli interessi degli utenti del servizio acqua a livello di villaggio. Le AUE potranno rappresentare gli utenti in seno a una sotto-commissione specializzata delle CVGT.]
[FONTE: LE POLITICHE DI GESTIONE DELL’ACQUA IN BURKINA FASO by Chiara Macchi for Cirpac]
A monte di tutto vi è il Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Idriche e delle Risorse Alieutiche. Ad essi sottostanno due enti statali: il primo, l’Ufficio Nazionale per l’Acqua e il Risanamento (ONEA), opera nelle 36 principali città, tra cui Dorì, col compito di distribuire, sviluppare e mantenere il sistema idraulico. Il secondo è invece la Direzione Generale per l’Approvvigionamento di Acqua Potabile (DGAEP). Quest’ultima è presente in ognuna delle 45 province ed opera in ambiente rurale e nei piccoli centri. Come è possibile immaginare, è proprio in tale contesto che si riscontrano le difficoltà maggiori, dovute alla scarsità di risorse umane e finanziarie. Proprio qui interviene perciò la comunità internazionale, con progetti e finanziamenti che possano diminuire il gap rispetto ai grandi centri urbani. Gli impianti AEPS di Nané e Touka Bayel per esempio sono stati realizzati esattamente a tale scopo, ovvero fornire acqua potabile alla popolazione ed affrancarla dall’utilizzo delle poche pozze stagnanti e contaminate.
È interessante notare come l’approccio alla governance delle risorse idrauliche preveda un profondo coinvolgimento della popolazione e dei suoi rappresentanti sin dagli strati inferiori. Tuttavia ciò presuppone un livello di organizzazione stratificato e capillare che in Burkina Faso non esisteva. Si è quindi dovuto provvedere in tal senso, attraverso un programma denominato Piano d’Azione per la Gestione Integrata delle Risorse Idriche (PAGIRE), approvato nel 2003, che prevedeva la
creazione di un’agenzia di bacino e di comitati di gestione a livello locale. Secondo il piano, la gestione delle risorse idriche andava decentralizzata, passando dall’amministrazione statale a quella locale, attraverso i differenti strati amministrativi coinvolti.
In particolare l’implementazione e messa in funzione delle AUE sul territorio nazionale ha richiesto più di dieci anni.