Land_use_km2
[Data source: https://eros.usgs.gov/]
Land_use_percent
[Data source: https://eros.usgs.gov/]

Attività mineraria

Negli ultimi decenni un nuovo fattore è comparso sulla scena, ed esso sta portando a pesanti modifiche nell’utilizzo del suolo. Si tratta dell’attività mineraria, condotta da diverse multinazionali. I principali minerali estratti sono oro, zinco, rame, manganese, fosfati e pietra calcarea. In particolare la quantità d’oro presente nel territorio rappresenta una potenziale fonte inestimabile di entrate per il governo. Nuove miniere vengono continuamente aperte. In tempi più recenti è stato scoperto anche l’uranio.

gold-production-chart
[Gold Production chart (tonnes) Source: https://eiti.org/burkina-faso]

Purtroppo però la legislazione attuale consente di fatto alle multinazionali di arricchirsi, ritornando al governo solo una minima parte dei guadagni. Nel 2016 il governo ha ricevuto solo 407 milioni di US$ dalla tassazione delle multinazionali. Il sistema delle concessioni, dei rinnovi e dei ricavi attraverso il sistema di tassazione, sono a dir poco fumosi, stando a quanto riferisce il sito della Extractive Industries Transparency Initiative, una NGO internazionalmente riconosciuta con sede in Norvegia.

La realtà dei fatti è che la popolazione fruisce dell’attività mineraria soltanto in minima parte, poiché per essa viene richiesta una manodopera specializzata. Gli abitanti delle zone minerarie si ritrovano quindi ad effettuare pericolosi scavi clandestini, anche impiegando bambini, per cercare di approfittare di una risorsa che, se da un lato rappresenta spesso l’unica fonte di sussistenza, d’altro canto può sottrarre suolo utile alle attività più tradizionali come l’allevamento, ad esempio. Ciò, soprattutto nel medio lungo periodo, potrà avere un forte impatto sulle popolazioni locali, le quali, se private delle tradizionali attività di sussistenza, potrebbero essere costrette a spostarsi.

Anche la zona di Dorì, nel Sahel, è una di quelle ove vengono praticati scavi clandestini, e non è forse un caso che negli ultimi anni l’attività dei terroristi dell’ISIS si sia intensificata nel Sahel. La regione è sede della più grande miniera d’oro del paese, quella di Essakane, nella provincia di Oudalan, a nord di quella di Séno, di proprietà della multinazionale Canadian International African Minin Gold Corporation (IAMGOLD) e che dista 66 Km (meno in linea d’aria) da Toukà Bayel e 50 Km da Dorì. Possiamo prenderla come esempio per analizzare le problematiche legate all’attività estrattiva comune a tutti gli impianti, in quanto la documentazione su di essa è piuttosto esauriente. Come riportato dal sito Environmental Justice Atlas la miniera utilizza cianuro e mercurio per separare il prezioso minerale dalla roccia: per 1 Kg d’oro servono 140 Kg di cianuro e 700mc d’acqua. Il mercurio utilizzato evapora all’aria aperta e poi ricade al suolo, inquinandolo e contaminando le falde acquifere. Gli stessi dati vagono ovviamente anche per le altre miniere d’oro. Risulta pertanto evidente come sul territorio possano emergere conflitti per l’utilizzo delle poche risorse idriche; conflitti che vedono da una parte la popolazione e dall’altra potenti multinazionali, sostenute dal governo centrale. Va comunque precisato che, anche se in misura nettamente inferiore, anche l’attività estrattiva clandestina od artigianale, perpetrata dagli abitanti del luogo, portava e porta tutt’ora al consumo ed alla contaminazione dell’acqua; esistono diversi studi a tal proposito.

NOTA: Se la mappa sopra non viene visualizzata, consentire al browser il caricamento non sicuro (non dipende da noi) [Map by: Junior Research Group “Global Change – Local Conflicts?”(GLOCON), Freie Universität Berlin]

Quella di Essakane non è l’unica miniera nei pressi di Dorì, ma è sicuramente la più importante. Più a sud, si trovano per esempio l’impianto di Taparko, a 105 Km di strada da Toukà Bayel. I suddetti sono scavi ufficiali, ma poi esistono anche quelli clandestini, e quelli esplorativi; tutti consumano acqua. Pensare che il problema del consumo del prezioso liquido da parte dell’industria estrattiva non riguardi una certa area solo perché ancora nessuno ha iniziato a scavare esattamente in quel luogo, non significa che il problema non ci sia. Ciò è ancor più evidente se pensiamo che parte della popolazione è transumante.

Lo scontro impari, costringe gli indigeni sempre più all’angolo, favorendo così povertà ed emigrazione, acuendo i contrasti sociali e favorendo in tal modo la penetrazione delle organizzazioni terroristiche all’interno del tessuto sociale locale. In tale disastrato contesto ci si può rendere conto di quanta importanza rivestano gli impianti idrici di tipo AEPS come quello previsto dal progetto per i villaggi Toukà del comune di Dorì, che permettono alla popolazione di usufruire di una fonte sicura e controllata di acqua potabile. Può risultare non immediatamente evidente, ma tale tipo di interventi, oltre ad una funzione pragmatica, rivelano anche un altro importante aspetto, quello del sostegno psicologico e morale alla popolazione che si sente abbandonata da tutti. Privi dell’assistenza del governo centrale e locale, schiacciati dalle multinazionali, ignorati dalla comunità internazionale, minacciati dal terrorismo, come è stato più volte ribadito dal responsabile in loco del progetto, spesso soltanto le attività in loco di ONG e volontari riescono ad offrire ancora una flebile speranza di vita a coloro i quali una vera vita non l’hanno mai vissuta. Sfortunatamente, proprio a causa del terrorismo, è sempre più difficoltoso per le organizzazioni umanitarie raggiungere ed operare in quei luoghi; il rischio per la propria incolumità fisica è molto alto, sia per gli stranieri che per i cittadini del Burkina Faso; negli ultimi anni incursioni e rapimenti si verificano non più soltanto nelle zone periferiche della nazione, ma addirittura presso la capitale.

Allevamento

L’allevamento costituisce un’importante fonte di sostentamento soprattutto per le popolazioni nomadi e semi nomadi. Purtroppo esso compete spesso con l’agricoltura, e più direttamente con l’uomo. Infatti lo sfruttamento delle risorse idriche vede opporsi esseri umani ed animali, con questi ultimi che contribuiscono pesantemente alla contaminazioni delle sorgenti. Di conseguenza gli abitanti si ritrovano spesso a dover utilizzare le stesse fonti del bestiame, esponendosi ad infezioni batteriche e virali gravi, che possono causare anche la morte. Diviene pertanto palese come riuscire a separare le modalità di approvvigionamento idrico sia una priorità. Sia le attività previste per i pozzi pastorali che quelle per la realizzazione di impianti idrici di tipo AEPS operano in tal senso, in particolare a Dori.

Seiten: 1 2