Harouna Kaboré, Ministro del Commercio, dell’Industria e dell’Artigianato, ha presentato nel corso di una cerimonia tenutasi il 3 agosto 2021, il nuovo logo del burro di karité. Il celebre prodotto rientra fra quelli per cui il governo si è operato negli ultimi anni allo scopo di riconoscerne le peculiarità e promuoverli presso i consumatori. A tale scopo si è voluto intraprendere la strada delle certificazioni e dei processi di marketing e vendita; come in Italia per DOC, IGP ecc, anche in Burkina Faso i prodotti meritevoli di riconoscimento passano attraverso una procedura di riconoscimento per potersi fregiare di un’etichettatura che permette ai consumatori di individuarli e distinguerli senza ombra di dubbio dai possibili concorrenti. Dal Faso dan fani al cappello di Saponé, anche il burro di karité ha ottenuto la sua certificazione, ed ora ha il suo personale logo che campeggia sulle confezioni. Secondo analisti locali, esso ha un grande potenziale commerciale, soprattutto per quanto riguarda le esportazioni, ove attualmente la quota del Burkina Faso è di 15.000 tonnellate, meno dell’1% sul mercato internazionale. Tuttavia manca una seria strategia commerciale, che permetta di soddisfare i clienti esteri nei tempi e nei modi desiderati, e che consenta così la loro fidelizzazione, cosa che attualmente si verifica meno della metà delle volte. Evidentemente la catena presenta dei problemi. La presenza di un marchio facilmente riconoscibile consentirà, secondo le aspettative, soprattutto di rassicurare i clienti in merito alla qualità del prodotto, ed alle sua caratteristiche; permetterà una maggiore competitività sui mercati internazionali e di conseguenza aumenterà le prospettivi di sviluppo e di guadagno delle aziende del Burkina Faso.
Essendo poi la produzione del burro e dei suoi derivati, la lavorazione e la commercializzazione spesso appannaggio delle donne burkinabé, l’atteso aumento della domanda consentirà anche di consolidare ed aumentare i livelli occupazionali delle fasce deboli che sono coinvolte. Donne appunto, ma anche i giovani che possono così trovare una prospettiva di lavoro.
L’etichettatura per il cappello di Saponé ed il tessuto Faso dan fani hanno sino ad ora prodotto un buon riscontro presso i consumatori, pertanto è lecito, secondo Harouna Kaboré, attendersi un risultato simile.
L’iniziativa rientra nel progetto PACFIK, realizzato con il supporto del governo locale, di CIR – Cadre intégré renforcé, della Cooperazione del Lussemburgo, il cui scopo è di contribuire all’aumento delle esportazioni, della competitività dei prodotti, delle entrate delle aziende del settore, ed alla creazione di nuovi posti di lavoro.