L’autorità incaricata di sorvegliare i mass media del Burkina Faso ha convocato il direttore di un famoso giornale ed un giornalista per un articolo sul Mali. L’audizione si + tenuta giovedì 28 novembre.
L’Alto Consiglio per la comunicazione o CSC sostiene che l’Observateur Paalga, un importante quotidiano locale, ha pubblicato un articolo che potrebbe essere considerato in “violazione della legge, etica e condotta professionale giornalistica”. L’articolo incriminato era intitolato “Forze armate maliane: un carico di generali” con riferimento alla promozione (con annessi privilegi) di diversi componenti della junta militare in Mali.
Il clima di intimidazione e persecuzione nei confronti dei giornalisti, così come di attivisti ed esponenti della società civile, nell’area del Sahel diviene sempre più grave. La censura si fa asfissiante, tanto che in Burkina Faso per esempio le notizie di attacchi terroristici non vengono più pubblicate da tempo, a meno che non vi sia una fuga di notizie tale da non poter essere smentita dalle autorità. Ne abbiamo avuto conforma dal fatto che il nostro collaboratore in Burkina Faso, secondo quanto affermato dal presidente della nostra associazione dopo averlo contattato al telefono, ignorava l’esistenza delle stragi operate recentemente dagli jihadisti a Barsalogho e Fada N’Gourma ,che hanno causato centinaia di morti. Noi lo abbiamo saputo tempestivamente grazie alle notizie riportate su Internet dai missionari presenti in loco, che hanno raccolto le testimonianze dei sopravvissuti. In Burkina Faso invece la popolazione viene tenuta all’oscuro.
A giugno, le autorità del Mali avevano condotto in carcere 11 politici dell’opposizione e diversi attivisti. Ciò in seguito alla decisione del governo militare di vietare ai media di riferire sulle attività di partiti politici e associazioni.
A fine novembre 2024, la junta militare al potere in Mali aveva tagliato il segnale della popolare emittente Joliba TV News, dopo che un importante politico aveva criticato i governanti militari del Burkina Faso nel corso di un talk show, affermando che essi avevano fabbricato le prove di un colpo di stato sventato a settembre (notizia fra l’altro enormemente enfatizzata in Burkina Faso, ma che desta parecchie perplessità). All’inizio di questo mese poi, le autorità maliane avevano messo agli arresti ed incarcerato proprio quell’esponente politico, Issa Kaou N’Djim. Anche il direttore dell’emittente era stato interrogato dalle autorità. Attaher Halidou, animatore del suddetto dibattito televisivo, aveva rivelato ad Associated Press di sperare che le trasmissioni possano riprendere presto.
Nonostante il clima pesantissimo, Press House del Mali, che rappresenta i giornalisti e i media nel paese dell’Africa occidentale, ha minacciato domenica 24 novembre di ritrasmettere il dibattito televisivo qualora le autorità avessero revocato la licenza dell’emittente Joliba. “Siamo in trattative con le autorità maliane per trovare una soluzione globale che non riguardi solo il ripristino del segnale di Joliba TV, ma anche la minaccia di ritiro della sua licenza e tutti gli altri fattori riguardanti la libertà di stampa”, ha detto Bandiougou Danté, presidente dell’organizzazione di stampa, all’Associated Press.