Il protagonista cammina per Parigi, i sensi desti, lo spirito teso e attento a cogliere, attraverso gli oggetti che affascinano nella loro quotidianità, la sensazione che trasfigura e l’idea che illumina. L’io, moltiplicato e rifratto da mille specchi, viene nominato nell’ambivalenza dei pronomi quasi per situare il protagonista nella fragilità creata dall’inesausta ricerca dell’immagine femminile. Passando dall’elevazione alla discesa, il narratore e il suo doppio vedono con lo guardo del dio, o si smarriscono nella cecità del caos. Così si modula la condizione dello straniero, estasiato nella propria missione di passeggero iconoclasta. Attraverso le sue peripezie si dispiega un nuovo genere narrativo in cui la visione poetica e la lucidità saggistica si alleano alla descrizione che fonda il romanzo, integrando in un unico flusso ininterrotto tradizioni e segni ritenuti inconciliabili.
Dalla copertina