Il 22 giugno 2025, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) si è riunita nella capitale della Nigeria, Abuja. I capi di Stato della regione si sono radunati per valutare lo stato attuale del blocco, che continua a confrontarsi con l’instabilità interna dopo una serie di colpi di stato militari avvenuti in diversi paesi membri.
Il Presidente della Commissione ECOWAS, Omar Alieu Touray, presenterà un aggiornamento sullo stato delle negoziazioni riguardanti il ritiro formale di Mali, Niger e Burkina Faso. Questo sviluppo potrebbe ridefinire il panorama politico ed economico dell’organizzazione.

Il summit si svolge mentre il Presidente nigeriano Bola Ahmed Tinubu si prepara a lasciare il suo incarico di presidente di ECOWAS, ruolo che ha assunto a Bissau nel 2023. Il mandato di Tinubu è stato caratterizzato da ambiziose dichiarazioni di intenti ma da risultati non proprio esaltanti. Sebbene abbia adottato una netta posizione contro i colpi di stato e abbia invocato un’integrazione regionale più profonda, i suoi sforzi non hanno raggiunto pienamente gli obiettivi prefissati. La sua spinta per un intervento militare contro la giunta del Niger non ha sortito effetto, e i suoi progetti più ampi per rivitalizzare il blocco restano in gran parte incompiuti.
In un ultimo gesto diplomatico, Tinubu ha convocato una riunione economica subregionale il giorno precedente, invitando Mali, Niger e Burkina Faso. Tuttavia, queste tre nazioni guidate da giunte militari hanno rifiutato di partecipare, sottolineando il fossato sempre più profondo tra di esse e l’organizzazione.
Dal summit dovrà emergere il successore di Tinubu come presidente di ECOWAS. I principali contendenti includono il Presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye e l’ex Presidente ghanese John Dramani Mahama. Una tradizione di lunga data, sebbene non ufficiale, di rotazione della leadership tra paesi anglofoni, francofoni e lusofoni avrà il suo peso nella scelta finale.
Chiunque assuma la guida si troverà a gestire un’organizzazione in difficoltà, in un momento cruciale. Oltre a necessarie riforme interne, il nuovo leader dovrà affrontare relazioni tese con le nazioni saheliane in rottura e tentare di riportarle all’interno dell’alleanza; in tal senso le difficoltà non mancano, anche a causa degli attriti con gli stati confinanti.

