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Colpo di stato in Mali.

Nella giornata di ieri, 18 agosto 2020, un colpo di stato guidato da reparti militari con a capo il colonnello maggiore Ismael Waguè, vicecapo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, ha deposto il presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keita, che è stato messo  agli arresti assieme al primo ministro Boubou Cissé. Sono seguite le dimissioni, con conseguente scioglimento di governo ed assemblea nazionale.

Quanto accaduto nel turbolento paese africano, che confina col Burkina Faso e col quale condivide cultura e diverse problematiche, a partire dal terrorismo, ha suscitato le immediate proteste della comunità internazionale. Dal presidente francese Macron all’ONU, dalla UE alla Commissione dell’Unione Africana, tutti hanno fermamente condannato il golpe e chiesto l’immediato rilascio del presidente.

L’opposizione al governo da due mesi domanda le dimissioni di Keita, e la creazione di un governo di unità nazionale. L’incapacità del 75enne nel combattere la crisi economica, la corruzione e le orde dei terroristi jihadisti che imperversano nella regione, hanno esasperato gli animi della popolazione. Ciò nonostante la presenza di una coalizione militare a guida francese a cui partecipa anche l’Italia, soprattutto vicino al confine con Burkina Faso e Niger. Nelle immagini trasmesse in televisione, si sono visti gruppi di civili dare l’assalto al Ministero dell’Interno.
La crisi politica maliana, si era aggravata sin dallo scorso mese di luglio. Una missione dell’ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) non aveva portato ad alcun accordo fra governo ed opposizione, irremovibile nel richiedere le dimissioni del presidente, tanto quanto nell’assumersi le proprie responsabilità per le condizioni in cui versa la nazione. I suggerimenti di formare un governo di unità nazionale ed una nuova Corte Costituzionale, non sono stati accolti.

In televisione i militari del Comitato nazionale per la salvezza del popolo (Cnsp), hanno annunciato la creazione di un comitato nazionale per la salvezza del popolo. La loro intenzione sarebbe avviare una “transizione politica civile” che conduca a elezioni “in un arco di tempo ragionevole”.

La situazione viene seguita con attenzione in Burkina Faso e nei paesi confinanti. La stabilità politica del Mali è un fattore imprescindibile per la stabilità della regione stessa e per l’efficacia degli interventi per combattere il terrorismo.