Il Benin, un paese della costa occidentale africana, sta affrontando una crescente minaccia terroristica proveniente dai gruppi jihadisti attivi nella regione del Sahel. Gli ultimi eventi risalgono al 17 aprile, quando due offensive simultanee hanno colpito due importanti avamposti militari nel nord del paese, mettendo in evidenza la vulnerabilità delle forze armate beninensi e il deterioramento della sicurezza regionale.
Le aggressioni, la prima al cosiddetto “Punto Triplo” – una zona cruciale dove convergono i confini di Benin, Niger e Burkina Faso – e la seconda nelle vicinanze delle cascate di Koudou, all’interno del parco transfrontaliero “W”, hanno sorpreso i soldati di stanza nei campi. I terroristi, giunti in sella a motociclette, hanno aperto il fuoco contro le forze armate, che hanno cercato di rispondere prontamente al contrattacco. Stando ai rapporti ufficiali, durante i combattimenti hanno perso la vita oltre 50 soldati beninensi, con diverse fonti che indicano anche la morte di diversi jihadisti. Tuttavia, questo bilancio rappresenta una grave perdita per l’esercito del Benin, già provato da attacchi precedenti.
Il “Punto Triplo” è diventato un simbolo della vulnerabilità del Benin; infatti, nel gennaio scorso, una precedente offensiva terroristica aveva già causato la morte di 40 militari in questa stessa area. Anche a febbraio, altre operazioni ostili nel parco “W” erano costate la vita a sei soldati, evidenziando la frequenza e la gravità degli attacchi jihadisti.
Le autorità beninensi hanno espresso preoccupazione per la mancanza di cooperazione alla sicurezza tra i paesi limitrofi, puntando il dito contro i governi di Burkina Faso e Niger. Wilfried Léandre Houngbédji, portavoce dell’esecutivo di Cotonou, ha dichiarato che se dall’altra parte del confine ci fossero state misure di sicurezza equivalenti, gli attacchi non sarebbero così ricorrenti e intensi.
In questo contesto, è importante considerare il ruolo dei golpisti al potere in Burkina Faso, Niger e Mali. Questi governi militari, insediatisi dopo una serie di colpi di stato, hanno spesso rivolto accuse contro il Benin, sostenendo che il paese ospiti basi militari straniere con l’intento di destabilizzare i loro regimi. Le autorità del Benin hanno respinto categoricamente tali affermazioni, ma questo ha ulteriormente esacerbato la situazione, contribuendo alla mancanza di cooperazione nelle operazioni di sicurezza lungo i confini.
La regione del Sahel si conferma un crocevia per il terrorismo, con il Global Terrorism Index che segnala un incremento significativo delle vittime di attacchi terroristici. Nel 2024, la regione ha registrato oltre la metà di tutti i decessi legati al terrorismo nel mondo, rendendo il Burkina Faso il paese più colpito a livello globale, seguito dal Niger. Dal Sahel, il cancro del terrorismo cerca ora di espandersi verso i territori circostanti.

