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Allarme dell’OMS su una possibile terza ondata di Covid19 in Africa.

SARS-CoV-2
Questa illustrazione, creata presso i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), rivela la morfologia ultrastrutturale esibita dai coronavirus. Notare le punte che adornano la superficie esterna del virus, che conferiscono l’aspetto di una corona che circonda il virione, se osservate al microscopio elettronico. Un nuovo coronavirus, denominato Coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2), è stato identificato come la causa di un’epidemia di malattia respiratoria rilevata per la prima volta a Wuhan, in Cina, nel 2019. Autori: Alissa Eckert, MS; Dan Higgins, MAM. License: public domain

Nei giorni scorsi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso preoccupazione in merito ad una possibile terza ondata di contagi di SARS-CoV-2 in Africa. Mentre infatti Europa ed America del Nord hanno iniziato a rifiatare, in 12 paesi africani si è recentemente verificata un’impennata di nuove infezioni. 200.000 nuovi casi a fine giugno, con un trend in salita, anche nei ricoveri; ciò indica una maggiore pericolosità del virus, i malati presentano sintomi più gravi e necessitano di ricovero. Sotto osservazione il Nordafrica, con Egitto e Tunisia che hanno superato i 400.000 casi, ma sono soprattutto est e sud del continente ad essere inguaiati: Ruanda, Kenya, Eritrea e RDC con alto tasso di contagi; Uganda, Namibia e Zambia con un elevato numero di morti nelle ultime settimane. La regione occidentale e saheliana paiono essere in migliori condizioni; anche il Burkina Faso, stando alle cifre ufficiali, mostra un trend abbastanza stabile, seppure con occasionali picchi comunque ridotti nei numeri giornalieri. 3 nuovi casi su 455 test lo scorso 1 luglio, nessun decesso, 12 pazienti ricoverati.
Fra le cause della nuova ondata, la diffusione della variante Delta (già riscontrata in 14 paesi), lo scarso tasso di vaccinazione, le temperature favorevoli alla diffusione del virus ed i contatti con le altre nazioni. La situazione attuale è comunque tutt’altro che drammatica, ma potrebbe diventarlo se non si provvede a contenere la diffusione del patogeno.