Africani reclutati a forza dalla Russia per combattere contro l’Ucraina.

Un’inchiesta del giornalista Yves Plume Bobo, pubblicata dalla rivista Jeune Afrique, rivela la verità inquietante e poco conosciuta sul reclutamento di giovani africani da parte delle milizie russe e wagneriane per combattere in Ucraina. Questa indagine meticolosa, supportata da testimonianze, documenti e video, rivela un sistema sistematico che coinvolge prigioni africane, contratti firmati sotto costrizione e collusione tra varie autorità locali. Tale reportage è stato ripreso a fine novembre 2024 e presentato dal giornale italiano online Insideover.

L’inchiesta è iniziata quando tre soldati camerunensi che combattevano per la Russia nel conflitto in Ucraina hanno contattato le loro famiglie e alcuni giornalisti, riferendo di condizioni disumane e di completo abbandono al fronte. Dopo un primo articolo introduttivo, la redazione di Jeune Afrique ha deciso di approfondire il fenomeno e ha scoperto una realtà molto più ampia di quanto inizialmente previsto. Sono riusciti ad intervistare uno di quei mercenari africani; Alain (non è il suo vero nome), un giovane centrafricano arrestato e incarcerato per un piccolo furto di una moto, rappresenta un caso emblematico di come si sviluppano gli eventi che finiscono per travolgere quegli individui. È stato molto fortunato, perché a differenza di altri compagni, lui è riuscito a fuggire. Durante la detenzione, Alain è stato avvicinato da un russo che, con l’appoggio delle autorità locali, gli ha proposto di scegliere se firmare un contratto con quella che riteneva essere una società di “sicurezza” o rimanere in prigione. Il contratto era scritto in russo, che Alain non capiva, ma in seguito si rivelò essere un contratto vincolante con la milizia Wagner. Dopo aver firmato il contratto, Alain e gli altri detenuti sono stati trasferiti in Russia via Dubai. Durante il trasferimento, essi sono stati trattati alla stregua di prigionieri, ammanettati e tenuti sotto stretto contro dagli accompagnatori russo. All’arrivo in Russia, sono stati costretti a firmare un secondo contratto più restrittivo, in base al quale sono stati trattenuti dalla milizia Wagner senza possibilità di ritiro.

I giovani africani reclutati venivano inviati direttamente al fronte ucraino, spesso senza addestramento militare. Il loro ruolo principale era quello di fungere da “esche” o esploratori inviati in prima linea per individuare le posizioni nemiche. In parole povere, vengono mandati allo scoperto in modo tale che gli Ucraini sparando loro si facciano individuare e permettano ai soldati russi di rispondere al fuoco. Pertanto le reclute africane vanno molto facilmente incontro a morte, e ferimenti; per essi ri utilizza un’espressione sinistramente ricorrente sui media: “carne da cannone”. Fuggire, disertare è quasi impossibile, la pena è una morte brutale. Come anticipato, Alain è però riuscito a disertare durante una missione di ricognizione e ha attraversato il confine con la Lettonia. Qui ha trovato rifugio, ed ha potuto riferire le proprie tragiche esperienze.
Secondo quanto appurato da Jeune Afrique, alcuni governi africani erano a conoscenza di questo tipo di reclutamento. Alain ha affermato che il suo Paese ha firmato un accordo con la Russia che autorizza tali pratiche.
Ciò solleva gravi questioni etiche e politiche.

Manifesto con Vladimir Putin ed Ibrahim Traoré
Manifesto con Vladimir Putin ed Ibrahim Traoré

Certi governi hanno trovato dunque un facile sistema per sbarazzarsi di prigionieri o giovani in difficoltà?
Inoltre, la Russia promuove la sua presenza in Africa come un’alternativa “amichevole”, rispetto alle potenze occidentali (i quali rimangono comunque i maggiori finanziatori, come gli USA in Burkina Faso attraverso l’ONU ed i suoi istituti) e si presenta come un salvatore contro il colonialismo e lo sfruttamento. Poi però, l’arruolamento forzato di giovani africani per combattere in Ucraina rivela una realtà opposta, fatta di sfruttamento, brutalità, riduzione in schiavitù. La Russia utilizza i giovani come materiale sacrificabile in conflitti lontani, senza alcun rispetto per le loro vite, sono trattati come pedine usa e getta, senza istruzione né diritti, sono carne da macello. E tutto ciò mentre in Paesi come il Burkina Faso, la gente scende in piazza a manifestare sventolando bandiere della Federazione Russa e fotografie di Vladimir Putin, in segno di supporto.

La pubblicazione dei risultati ha suscitato reazioni contrastanti. Alcuni cittadini delle nazioni africane hanno espresso la loro rabbia e il loro risentimento sui social media, condannando i doppi standard della Russia. Tuttavia, la propaganda filorussa ha cercato di minimizzare la coscrizione degli africani paragonandola alla coscrizione dei Tirailleurs in Senegal da parte della Francia durante le due guerre mondiali. Questo perché i Tirailleurs erano veri e propri soldati, inseriti nei reggimenti francesi e riconosciuti come parte dell’esercito (ma ricordiamo che il 1° dicembre 1944, i soldati dell’esercito francese spararono indiscriminatamente contro centinaia di loro compagni africani nel campo militare di Thiaroye, in Senegal, dopo loro che avevano chiesto il pagamento dei loro stipendi e dei bonus dopo aver combattuto nella Seconda Guerra Mondiale).

Rimane comunque del rammarico nel constatare quanto poco spazio sia dato a quelle storie sui media occidentali. Media francofoni ne hanno parlato, Radio France InterNational e Al Jazeera (che più di tanti network internazionali presta attenzione alla voce dei cittadini del Terzo Mondo), ma poca cosa. Se la notizia fosse stata portata alla ribalta in maniera consona, essa poteva rappresentare un’efficace arma per contrastare la propaganda russa. Occasione persa, e non si tratta della prima volta. Ricordiamo infatti che il reclutamento forzato di cittadini stranieri da parte della Federazione Russa, non è una novità! Ricordiamo la vicenda venuta alla luce ad inizio anno di alcuni studenti indiani mandati al fronte (cfr https://www.fanpage.it/esteri/siamo-turisti-ma-ci-hanno-mandato-al-fronte-indiani-fermati-in-russia-e-costretti-ad-arruolarsi/) o di cittadini attirati con l’inganno e poi spediti al fronte (cfr https://www.avvenire.it/mondo/pagine/svelato-il-racket-delle-reclute-indiane-attirati-in-russia-con-finti-impi). Con la minaccia di cancellare il loro permesso di soggiorno, studenti e lavoratori stranieri alimentano le fila dell’esercito di Putin, e gli Africani sono in prima linea (cfr https://www.lettera43.it/russia-studenti-lavoratori-africani-guerra-ucraina-arruolamento/). Va detto che alcuni, a fronte di uno stipendio mensile di circa 3000 US$, decidono spontaneamente (almeno all’apparenza) di arruolarsi nell’esercito russo e lasciare gli studi, Inoltre ci sono anche cittadini africani che si sono arruolati nell’esercito come volontari, come tanti altri stranieri.

 

Fonti: Insideover, fanpage, l’Avvenire, lettera43, https://opinione.it/esteri/2024/10/07/fabio-marco-fabbri-russia-africa-ucraina-fucilieri-bbc-wagner-africa-corps/ , altri